Qualche giorno fa, in un post, ho raccontato dell’incontro di due leadership e come questo avesse permesso di trovare una soluzione ottimale e vincente per due persone (e per un’intera squadra di rugby). Mi ha affascinato e commosso parecchio e ho investito del tempo nel cercare di capire se questo è un pattern che può essere identificato come di successo per le organizzazioni.Conoscete il film Glory Road di James Gartner? Questo film racconta una storia vera, incredibile. Siamo a metà degli anni sessanta e Don Haskins è un giovane allenatore che, inizialmente, insegna pallacanestro a delle ragazzine in un liceo. Un giorno gli viene proposto di allenare i Texas Western Miners, la squadra maschile del college di El Paso, Texas. Era una squadra messa male, sia a livello agonistico sia al livello economico. Davanti a questa situazione e al desiderio di emergere Haskins decide di investire di tasca propria andando alla ricerca di giovani talenti sparsi per gli Stati Uniti. La squadra viene formata così da cinque bianchi e sette afroamericani, che non sono ben visti a causa della mentalità razzista degli USA di quell’epoca. Nonostante tutti i problemi, la squadra dei Texas Western Miners fa un'eccezionale regular season nel campionato 1965-66 con 23 vittorie e 1 sola sconfitta, centrando così l'ingresso al Torneo NCAA 1966 ("National Collegiate Athletic Association"). In finale la squadra incontrò quella della Università del Kentucky e, schierando un quintetto base di soli giocatori di colore, la batté con il punteggio di 72–65.Nel film emerge principalmente l’incontro di due leadership, quella dell’allenatore e quella del playmaker, ma non solo. All’inizio, l’allenatore parte male con i suoi ragazzi, pretende disciplina e un gioco “semplice”. I risultati arrivano ma a fatica. Solo quando permette ai suoi giocatori di giocare come sanno fare, allora la squadra spicca il volo e si rivela essere imbattibile e questo nonostante il razzismo, quello vero e violento degli stati del sud degli USA a metà degli anni sessanta (cfr. Ku Klux Clan, tanto per intenderci). Federico Buffa racconta questo film in poche minuti (su youtube si trova la sua sintesi www.youtube.com/watch?v=JQB_G9eNTlo), e ci ricorda che di romantico in quel campionato non ci fosse nulla. In ogni caso, l’incontro di diverse maturità, di diverse leadership, ha portato la squadra a vincere.Ho trovato un altro esempio dei nostri giorni:l’attuale squadra di rugby della Nazionale irlandese. Ha iniziato il recente torneo del 6 Nazioni vincendo su Galles e Francia. Anche qui è emerso come la capacità dell’allenatore sia stata non nell’imporsi ma nel valorizzare la squadra, gli uomini a sua disposizione, e proporre un gioco funzionale per loro e il raggiungimento dell’obiettivo, quello di vincere. E lo sguardo perso degli avversari francesi lo si è visto bene in televisione: era l’espressione di chi si domanda: “… e come si fa contro questi?” Il segreto del successo? L’incontro di leadership, di quella del capitano con i propri giocatori e di quella del tecnico con la squadra. Maturità condivisa. -> https://www.youtube.com/watch?v=19XUQQzErMQIl pattern osservato è quello dell’incontro di leadership, dove la leadership è declinata nella maturità professionale e personale degli individui e l’incontro è fra queste là dove ci si trova (sport, militare, lavoro, associazioni, famiglia). Questo si fonda sull’abbandono dello schema preconfezionato, sulla valorizzazione delle persone, sull’ascolto e sul confronto. Partecipazione e responsabilizzazione sono i nuovi percorsi da intraprendere per rendere le organizzazioni più efficaci e vivibili.Il prossimo passo da affrontare è verificare se questo schema è generalmente proponibile e, se del caso, come introdurlo nelle organizzazioni attraverso tecniche di group coaching o attraverso un mentoring condiviso.
D.M. 14.02.2023